Parchi e riserve naturali

Il sistema di parchi e riserve naturali è di grande importanza per il territorio piombinese.

Tra questi quelli di maggior estensione e interesse sono senza dubbio il Parco della Sterpaia, il Parco archeologico di Baratti e Populonia e la Riserva naturale oasi WWF di Orti- Bottagone.

Il Parco archeologico di Baratti e Populonia

Si estende tra le pendici del promontorio di Piombino ed il Golfo di Baratti , dove sorgeva la città etrusca e romana di Populonia, nota fin dall’antichità per l’intensa attività metallurgica legata alla produzione del ferro. Comprende una parte significativa dell’abitato etrusco e romano di Populonia, con le sue vaste necropoli, le cave di calcarenite ed i quartieri industriali in cui si lavorava il minerale di ematite, proveniente dai giacimenti dell’isola d’Elba, per ricavare lingotti di ferro. Il parco è articolato in diverse aree di visita che permettono di cogliere la trasformazione del paesaggio nel corso dei secoli.

La costa boscosa del promontorio è rivolta verso l’arcipelago: le sagome scure delle isole fra cui l’Elba e la Corsica hanno costituito fin dall’antichità le quinte sceniche di un paesaggio di terra e di acqua. Fino alle bonifiche moderne, infatti, la pianura che si estende all’interno del promontorio di Piombino era un susseguirsi di laghi e lagune, ricche di pesce e di vegetazione palustre. Questo era il paesaggio del IX-VIII secolo a.C., quando sull’acropoli furono costruite importanti capanne per ospitare le più antiche aristocrazie di Populonia. Di queste capanne restano deboli e suggestive tracce sulla sommità dell’acropoli, non distanti dalle monumentali strutture di un’altra Populonia, quella romana che intorno al II secolo a.C. costruisce importanti templi, terme e santuari proprio nel cuore della città.

Una rete di itinerari unisce la città delle case e dei templi alla città industriale e alle necropoli che si adagiano sulle prime colline che cingono l’insenatura. I percorsi, oggi come nell’antichità, attraversano boschi e macchia mediterranea e si aprono su inaspettati scorci rivolti alternativamente sul golfo di Baratti o sul mare aperto e l’isola d’Elba. Uno di questi tracciati si spinge fin verso un altro paesaggio, quello del Medioevo. Fra i boschi del promontorio i ruderi del monastero benedettino di San Quirico raccontano di una città scomparsa e di un rinnovato interesse per le risorse naturali e minerali della regione.

Il Parco Costiero della Sterpaia

Una preziosa e rara foresta umida, tipica dell’antico paesaggio litoraneo della Maremma, sottratta dal Comune di Piombino alla lottizzazione abusiva che l’aveva interessata a partire dagli anni ’70. Un ambiente incantato dove perdersi tra querce secolari, in compagnia dei piccoli animali che lo abitano, fino a scoprire, al di là delle dune sabbiose, il mare. Il Parco si estende lungo il litorale costiero tirrenico livornese, nell’ampio Golfo tra Piombino e Follonica. L’area occupa una superficie di circa 296 ettari, compresa nel territorio del Comune di Piombino, così caratterizzati:

• 17 ettari di arenili, per uno sviluppo di circa 10 km di costa

• 124 ettari tra aree dunali e retrodunali

• 155 ettari tra boschi e radure agricole.

La costa del parco si presenta con una forma lievemente falcata, relativamente profonda e lievemente digradante verso il mare, con sabbia chiara, fine e delimitata da una stretta duna. Il suo profilo è scandito da varie torri, la cui presenza ha precise ragioni storiche.

Le strade che portano agli accessi al parco e alle spiagge si dipartono dalla strada cosiddetta “geodetica” che collega Piombino a Riotorto; un articolato sistema di parcheggi permette un accesso regolamentato alle molte spiagge della costa.

Il Parco Costiero della Sterpaia è area naturale Protetta di Interesse Locale (L.R.49/1995)

L’Oasi WWF Padule Orti-Bottagone

Ha una estensione di 126 ettari ed è Riserva Naturale Provinciale (L.R.T. 49/95); inoltre coincide con il Sito d’Importanza Comunitaria “SIC IT5160010” e con la Zona di Protezione Speciale “ZPS IT5160010”.

Si tratta di una vasta zona umida, ultima testimonianza del comprensorio palustre che un tempo dominava la Val di Cornia, costituita da due aree contigue ma idrobiologicamente molto diverse: una palude salmastra, gli Orti, dominata dal salicornieto, ed una d’acqua dolce, il Bottagone, un fitto canneto intercalato da chiari prati umidi, incolti boschetti di tamerice e campi coltivati che completano il paesaggio.

La palude salmastra degli Orti e quella d’acqua dolce del Bottagone formano, insieme, una vera Oasi. Un’area scampata alle trasformazioni del territorio grazie ad un misto di casualità iniziale e poi al presidio di naturalisti volontari del WWF di Piombino e della Toscana che si sono dati da fare, hanno raccolto i fondi, hanno ottenuto una serie di vincoli. Insomma, hanno vinto la loro battaglia: distese di acqua e vegetazione palustri, sito per migliaia di uccelli e altri animali. Poco importa se è circondata da centrali, impianti industriali ed infrastrutture viarie. Quello che c’era da salvare è stato salvato; quello che di naturale era sopravvissuto lo sarà ancora ed ancor di più. Una vera Oasi.

Tratto dalla tesi di laurea dell’ing.Virginia Iodice a cui va il nostro ringraziamento